Perché i progetti non finiscono in tempo nonostante gli esperti in project management?
Perché i progetti continuano ad essere carenti in qualità nonostante il gran numero di tecnici esperti?
Perché i costi di progetto sono sempre maggiori di quelli preventivati, nonostante le ormai consolidate tecniche previsionali e la grande mole di dati ormai a disposizione sull’andamento delle commesse in ogni settore?
La concorrenza, la crisi, le corse al ribasso possono influire ma sono solo una conseguenza del problema.
Il problema è che non vengono applicate tutte le conoscenze a disposizione. Perché?
Perché abbiamo ancora problemi di comunicazione fra gli attori in gioco.
I principali problemi di comunicazione:
tra tecnici con formazione diversa, perché ogni operatore vuole risolvere ogni problema con le tecniche a disposizione del proprio ramo di competenza
tra superiori e sottoposti: quando il sottoposto ha una predisposizione a fare di propria iniziativa e non riesce a sottostare alle disposizioni oppure quando il superiore è troppo autoritario o non ha autorevolezza e non riesce a coinvolgere e motivare la propria squadra
fra manager e operativi: i primi vogliono i risultati economici, subito, i secondi vogliono più tempo per fare, testare, correggere ma tendono a non considerare gli sprechi di tempo.
Questa mancanza di comunicazione ha come conseguenza una frammentazione degli obiettivi; ognuno persegue i suoi obiettivi, stipendio, carriera, crescita professionale, ma gli stessi non sono allineati verso l’obiettivo comune di riuscita del progetto.
Di conseguenza le azioni giornaliere non sono allineate ad avere un riscontro diretto nell’ottimizzazione e nella riuscita del progetto.
Soluzioni
una bella dose di umiltà ci aiuterebbe ad ammettere i nostri errori e porvi rimedio in tempo
l’etica di ognuno di noi (sì, OGNUNO DI NOI), non quella della classe tal de’ tali, del mondo, dell’entità astratta che muove i fili dei signori della terra. I nostri progetti, siamo noi, e noi li possiamo portare a termine nel migliore dei modi; se il nostro senso del dovere ci spinge a portare a termine un compito, anziché rimandarlo a domani, bene, stiamo perseguendo in un modo o nell’altro il bene comune;
studiamo di più per colmare eventuali lacune di competenze; non è vero che siamo troppo vecchi, giovani, impegnati, stufi per studiare; c’è il tempo per tutto e c’è sempre il modo per organizzarsi in modo da raggiungere gli obiettivi, uno per volta.
Insomma, la mia lettura potrebbe essere un po’ semplicistica ma stai sicuro che i problemi caratteriali e le inclinazioni personali sono determinanti nella riuscita dei progetti.
Ho iniziato il post chiedendomi il perché di una serie di scarsi risultati nonostante il gran numero di esperti presenti sul mercato, per cui so bene che gli studi e le competenze sono fondamentali ma le do per scontate o do per scontata la possibilità di reperirle. Quello che ci manca forse è un po’ di cuore nello svolgere le attività quotidiane.
Il lean thinking favorisce il rispetto delle persone, la tendenza ad essere leader e non solo un manager sterile, l’opportunità di approfondire la conoscenza e la maestria attraverso la pratica profonda delle attività.
Anche la collaborazione oltre i confini dell’azienda è uno strumento fondamentale se calato nelle realtà dei progetti. La collaborazione fra tutte le parti interessate ai progetti, esecutori, fornitori, enti, utenti, cittadini, è la chiave della buona riuscita dei progetti moderni ma non sarebbe realistico parlarne se non ci fossero le qualità umane, in ognuno dei partecipanti.