Considerato il clima di elevatissima incertezza e rischio che pervade tutti i mercati finanziari, cerchiamo di fare un nuovo punto sulle opportunità di investimento dei propri risparmi. Azioni, conti deposito e titoli di Stato costituiscono certamente un bacino interessante di approdo degli impieghi: ma a quali condizioni e con quali pericoli?
Titoli di Stato. I Buoni del Tesoro riescono, ancora oggi, a garantire dei rendimenti significativi. Certo è che siamo ben lontani dai rendimenti di fino novembre 2011 (quando la sfiducia sui nostri titoli era alle stelle). Tuttavia, è ancora possibile strappare tassi di remunerazione superiore al 3,5 per cento anche per scadenze di breve – media estensione temporale.
L’atteggiamento più propizio dipende fondamentalmente dallo stato nel quale si trova l’investitore. Chi ha già in portafoglio dei titoli di Stato, probabilmente farebbe bene a conservarli e, se la loro quota è preponderante rispetto ad altre forme di investimento, valutare di mediare la loro influenza con una più opportuna diversificazione in portafoglio. Chi invece ha una quota molto contenuta di titoli di Stato, può ben pensare di acquistare Btp a lunga scadenza, con quotazioni a scarto davvero molto interessanti (i Btp a tre anni quotano di poco sopra i 95 punti). Chi invece desidera poter disporre di una ideale diversificazione sui titoli sovrani, senza tuttavia acquistare specifici titoli, può optare per Etf in grado di replicare gli indici di mercato, come gli obbligazionari governativi.
Azioni. Come noto, acquistare singole azione significa condividere il rischio d’impresa e, di conseguenza, partecipare pienamente a successi e sconfitte. Acquistare oggi delle azioni significa esporsi a grandissimi rischi, poichè non sono esclusi nuovi tracolli in Piazza Affari, anche persistenti.
Eppure, con sottocapitalizzazioni di mercato così evidenti, i margini per portare a casa ottimi guadagni ci sono tutti. Secondo quanto affermano buone parti degli investitori, è consigliabile puntare sui titoli di casa nostra, ma con una buona immagine estera: Luxottica, Safilo, Ferragamo, Autogrill, Amplifon, Campari, Yoox.
Anche in questo caso, la mossa più opportuna è quella di diversificare il proprio impiego, cercando di mediare settori e distribuzioni geografiche, ed evitando che la quota investita in azioni – sul totale del proprio portafoglio – ecceda i limiti di tollerabilità all’esposizione azionaria.
Conti deposito. Considerando l’elevatissimo rischio degli impieghi sui mercati finanziari, molti investitori hanno preferito “parcheggiare” parte dei capitali sui conti deposito, rapporti bancari ad alto tasso di remunerazione (anche oltre il 3%) netto, favorito dall’abbassamento dell’aliquota dal 27% al 20%.
Per capire se l’investimento in conto deposito (a tassi, ripetiamo, intorno al 3 – 3,5% annuo) sia o meno conveniente, non possiamo che domandarci se siamo pronti a cogliere opportunità di guadagno maggiori, ma a fronte di rischi più elevati.
L’impiego in conti deposito è potenzialmente a rischio zero (le banche operanti in Italia aderiscono al fondo di garanzia dei depositi, che rimborsa fino a 100 mila euro in caso di crisi bancaria). Tuttavia le offerte più allettanti spariscono nel giro di pochi mesi, giusto il tempo di attrarre nuova clientela. Insomma, alla flessibilità e all’inesistenza dei costi, fa fronte una scarsa convenienza sul lungo termine.