Spesso, quando si entra in una banca, ci si confonde con i termini specialistici del settore, sconosciuti ai più. Ma per non perdersi nei meandri del “burocratese”, basta porsi appena tre semplici domande, per sottoscrivere poi il mutuo che meglio si addice alle nostre esigenze senza che, per tutta la sua durata, la sua presenza sia un problema pressante ed opprimente.
Le domande sono state stilate direttamente da Banca d’Italia, e fanno parte di un progetto più ampio che mira alla costituzione di guide per orientarsi nel sistema bancario italiano. In particolare, quelle per il mutuo sono state redatte con un linguaggio semplice e comprensibile. L’introduzione riguarda un panorama generale sul mondo dei mutui, sulle caratteristiche principali e standard dei prodotti. Insomma, le condizioni basilari per definire tale un mutuo, per consentire al lettore di entrare nella mentalità e ricevere un quadro concettuale di riferimento.
Ma il cuore della guida sui mutui riguarda, più propriamente, le tre domande. Vediamole nel dettaglio.
La prima domanda da porsi prima di sottoscrivere un mutuo è “Quanto posso chiedere”. Si deve infatti considerare che la banca tende a non coprire mai totalmente gli importi che sono necessari all’utente, ma solo una quota parte fino all’80% nelle prospettive più positive, e spesso solo dopo essersi accertati del reale stato dell’arte grazie alle perizie di esperti assoldati ad hoc. Qualora le banche si sbilancino e concedano mutui a copertura superiore all’80%, lo fanno solo in caso di grosse garanzie presenti da parte del sottoscrivente. E spesso, comportano anche l’accettazione di condizioni poco favorevoli da aprte di chi accende questa tipologia di mutui.
La seconda domanda da porsi è “Quale rata posso permettermi”. Sappiamo, infatti, che i mutui si dividono in due macrocategorie: a tasso fisso, quindi con rate fisse, e a tasso variabile, con rate che dipendono dagli indici di mercato. Ultimamente, si è aggiunta una terza categoria, ossia una somma delle due precedenti. I mutui a tasso misto, in parte a rata fissa e in parte a rata variabile. Prima di accende un mutuo, è doveroso chiedersi quale rata può esser più conveniente per la propria situazione finanziaria e in base al proprio reddito. Per non arrivare ogni mese con l’acqua alla gola, l’ideale sarebbe una rata che non superi di un terzo la quota mensile del reddito disponibile. A volte, purtroppo, è proprio questo che non consente – soprattutto ai giovani – di accendere un mutuo. Si devono poi considerare anche eventuali spese impreviste, come un infortunio o un licenziamento.
La terza della guida di Bankitalia è “Quanto mi costa il mutuo”. Come sopra, si tratta di calcolare il peso degli interessi nell’ammontare complessivo. Sono proprio questi, infatti, la principale componente di un mutuo: consistono in una specie di compenso che si concede alla banca per ripagarla del prestito e dipendono dall’importo ricevuto e dalla durata dello stesso. Per legge, devono essere indicati, all’atto di accensione di un mutuo , anche tutti gli altri costi accessori, contenuti nel Foglio Informativo da prendere in banca o scaricabili da web. Inoltre, tra gli altri costi da considerare ci sono anche le spese istruttorie e notarili.
La quarta e ultima domanda è “Quale durata è più conveniente?”. L’estensione temporale di un mutuo deve essere stabilita contrattualmente dalle parti, e ha un enorme peso sull’importo stesso delle rate. Un prestito ripartito in uno spazio breve fa aumentare le rate ma diminuire il costo complessivo del mutuo, viceversa, rate più basse allungano il tempo ma pur essendo mensilmente più sostenibili fanno lievitare i costi totali del mutuo proprio a causa di maggiori interessi.