L’offerta di conti correnti da parte di banche o uffici postali è oggi molto vasta e per i consumatori orientarsi nella scelta non è sempre facile. Il più delle volte ci si ritrova a dover decidere se optare per un conto corrente con un costo fisso oppure con un costo variabile. Vediamo le differenze.
Il conto corrente a costo fisso prevede un canone, che può essere trimestrale oppure mensile, e che non è direttamente proporzionale al numero di operazioni effettuate. Diverso invece il caso del conto corrente con costo variabile, che appunto prevede un canone che varia in base alle operazioni effettuate. Come è facilmente intuibile, i conti con oneri variabili sono più adatti ad una tipologia di cliente che faccia uno scarso uso del conto, mentre quelli con costo fisso risultano più indicati per chi svolga spesso operazioni quali bonifici o accrediti.
Ci sono poi tutta una serie di costi da non sottovalutare al momento della scelta del conto corrente: prima fra tutti l’imposta di bollo, pari a 8,55 euro trimestrali o anche il costo previsto per l’invio cartaceo dell’estratto conto. Sono da considerare poi anche tutti quei servizi che possono essere inclusi nell’apertura di un conto: carnet di assegni, domiciliazione delle utenze, servizio bancomat e carta di credito.
Tra i conti correnti di maggior successo, tra quelli oggi presenti sul mercato, abbiamo Conto Fast di Banca Generali e conto Webank, che prevedono entrambi prelievi allo sportello e bonifici on line completamente gratuiti e un canone annuo pari a 34,20 euro. Infine abbiamo il Conto BancoPosta Click di Poste Italiane: costo annuo pari a 41,95 euro, pagamento di 0,75 euro per bonifici on line, un euro per prelievi allo sportello e di 2,10 euro per prelievi all’estero.